martedì 1 maggio 2012

Sagra del carciofo/25 aprile, tra sacro e profano. Scritto da Luigi Scorsone.

Premesso che la sagra del carciofo è un evento di straordinaria importanza per Cerda; sugli aspetti commerciali, ludici e folkloristici della sagra e sul loro innegabile valore non ho opinioni da esprimere, poiché non è mia abitudine ciarlare di cose di cui capisco ben poco, se nell’edizione del 2012 ci sono state eventuali carenze e disservizi lascio ad altri il compito di rilevarle e portarle all’attenzione della pubblica opinione. Su un tema apparentemente secondario vorrei proporre una riflessione. Il programma della sagra prevedeva che alle ore 12 presso il parco delle rimembranze di via Roma (la villa comunale) si tenesse l’alzabandiera e l’inno nazionale, ciò per commemorare il 25 aprile. Invece come in altri anni la “commemorazione” si è tenuta frettolosamente e sbrigativamente in piazza La Mantia, proprio accanto al monumento del carciofo. Mi chiedo come si possa commemorare degnamente la festa della liberazione in questo modo, giustamente i forestieri vengono a Cerda soprattutto per mangiare, è possibile fare una cerimonia decente davanti ad una folla chiassosa con i succhi gastrici in fermento, qualche decina di minuti prima di iniziare la degustazione? Coloro che hanno combattuto e sono morti per la libertà di tutti noi meritano questo ricordo sfuocato e distratto? La sagra del carciofo ha innegabili ricadute economiche sulla nostra comunità, e questo è un motivo valido per far cadere nell’oblio gli alti valori di giustizia per i quali si è combattuto? Ormai per la stragrande maggioranza dei giovani di Cerda il 25 aprile è solo e soltanto la festa del carciofo. I martiri della libertà hanno diritto ad una degna commemorazione in un luogo consono, in un atmosfera raccolta, in modo da poter esprimere la nostra riconoscenza, per trasmettere alla nuove generazioni non un semplice ricordo ma anche un insegnamento di alti valori civili e democratici. L’Italia repubblicana e la Costituzione sono nate dai sacrifici affrontati da quegli uomini e da quelle donne. A mio avviso la commemorazione doveva essere tenuta alla villa comunale, magari in un orario più tranquillo, e sarebbe stato opportuno farla precedere il giorno 24 con una manifestazione dedicata ai ragazzi delle scuole di Cerda. Forse questo aspetto “secondario” del 25 aprile è sfuggito al Sindaco Mendola ed agli assessori Geraci e Vara, così come a tanti altri che in passato hanno amministrato Cerda. Noi cerdesi siamo cittadini della Repubblica, voglio sperare che non lo siamo soltanto pro forma, senza la consapevolezza del monito che ci giunge dal passato; perché qualora una comunità pensasse solo ed esclusivamente a riempirsi la pancia non potrebbe che esprimere una classe dirigente e politica squallida, degli “affamati” di potere e denaro che non tengono in grande considerazione l’interesse pubblico e comune di tutti i cittadini. Da parte mia voglio sommessamente rivolgere il pensiero a tutti i soldati ed ai partigiani italiani, ai soldati anglo-americani, che per la liberazione hanno perso la vita. Simbolicamente ne menziono solo tre: Cirri Rosolino nato a Cerda il 26/5/1909, soldato 121° fanteria, morto in una prigione tedesca il 21/1/1945, come tanti preferì il campo di concentramento piuttosto che sottomettersi ai nazisti. Rossi Pia Di Primo nata il 19/5/1011, partigiana 8° Brigata Garibaldi, uccisa da una granata il 19/10/1944, come tanti scelse di abbandonare le propria casa per andare in montagna a combattere i nazi-fascisti. Brown Harold soldato scelto 370° battaglione di fanteria USA, morto in combattimento il 6/10/1944 sulla linea gotica, come tanti attraversò l’oceano Atlantico per venire in Europa a combattere per la libertà.

Tra il chiasso e bocche voraci che si ingozzavano ho visto un bambino in raccoglimento davanti al monumenti per i caduti della villa comunale recitare una silenziosa preghiera. Spero che coloro che sono caduti per la libertà lo abbiano fatto innanzi tutto perché credevano in una giusta causa, poichè se potessero vedere come vengono “commemorati” a Cerda, penso che chiederebbero sdegnati quello che il poeta Giuseppe Ungaretti (nei ricordi 1942-1946) esprime magistralmente in questa poesia:

NON GRIDATE PIU'

Cessate di uccidere i morti,

non gridate più, non gridate

se li volete ancora udire,

se sperate di non perire,

Hanno l'impercettibile sussurro,

non fanno più rumore

del crescere dell'erba,

lieta dove non passa l'uomo


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